Muncech/Pizzo della Gratella – l’ignoto

“Ma se andassimo in una zona sconosciuta, sopra la Capanna di Como, ci sono stato facendo scialpinismo, però di relazioni ce ne sono pochissime sulle vie, la zona però è davvero remota…”

Tergiverso un po’. Le vie “possibili” sono due, la Panzeri Vitali al pizzo Campanile e l’altra che abbiamo in mente è una via dell’Anghileri nonno al pizzo Gratella. Di entrambe sappiamo poco e di entrambe in giro c’è davvero poco anche da studiare. Qualche scarsa relazione, più che relazione direi resoconto su qualche blog, Claudio conosce almeno la zona e l’avvicinamento. Col senno di poi, a saperlo, era cosa buona fare qualche foto in più e provare a fare uno schizzo della via, ma potrei far rivoltare lo stomaco di chi scala davvero se ci provassi!

Tergiverso perché una parte di me in questo periodo ha voglia di scalare tranquillamente, dove per “tranquillamente” intendo non per forza una via a spit, ma anche vie che semplicemente mi fanno stare tranquilla di testa. Poi c’è l’altra parte, il diavoletto tentatore che non è mai contento, quello che quando in cuor mio un po’ penso di impormi con un “ma non preferiresti delle deliziose fessure proteggibili all’Orco?”, tira fuori la coda e “massì dai, senza la pappa pronta questa volta, vediamo cosa viene fuori”.

Preparo il materiale tranquilla la sera, i gradi delle vie sono accessibili, non è quello il punto, arrivano al V/V+. Il problema è che quel V lì arriva dopo una sveglia alle 4.30, ritrovo al Bione alle 5.30, pur di dormire mezz’ora in più faccio l’errore numero 1 della giornata: non faccio colazione e non bevo il caffè. Non avrò modo di rimediare a questa cosa e soffrirò in silenzio i brontolii del mio stomaco per tutto il giorno. Un po’ di sale e di pepe in più, come se oggi ne sentissimo il bisogno.

La zona è quella dell’Alto Lario, si arriva in macchina fino a Livo, paesino dove si possono comprare i biglietti del parcheggio e proseguire quindi fino a Crotto Dangri, due sassi a forma di casa da dove inizierà la nostra giornata.

Quel V lì infatti arriverà dopo 1.400 metri di dislivello su quasi 8 km di sviluppo, all’inizio su una mulattiera/via crucis, poi un infinito lungo pianoro e lo strappo finale per salire alla Capanna Como (rifugio incustodito e stupendo, di proprietà del CAI di Como che si può prenotare online ottenendo un codice numerico di accesso http://www.caicomo.it/i-rifugi/rifugi/capanna-como, good to know per la prossima volta perché in giornata è una mazzata vera!). In tutto ciò, dato che oggi non siamo solo io e Claudio ma anzi, Claudio è beato tra le donne, io decido pure che è cosa buona e giusta affrontare tutto questo con le mie cose: almeno la compagnia femminile capirà il disagio. Altro sale e altro pepe alla giornata, che sta venendo su proprio condita ad arte! Sì ragazzi, tranquilli, respirate, succede a metà della popolazione mondiale tutti i mesi, coraggio bambini, potete sopportare la lettura della cosa, se sopravvivete su un chiodo marcio degli anni ’50 sono convinta possiate affrontare anche questo. Quindi affamata, dissanguata, con 1.400 metri nelle gambe, 4 ore di sonno, sai come lo vivi bene il V grado poi. Se in più aggiungi vento e freddo perché siamo già a 2.000 quando attacchiamo ed è ottobre, anche oggi la nostra insalata mista di panico e paura è servita e davvero condita.

Per fortuna alla Capanna Como, quando si tratta di decidere quale via fare, scartiamo la Panzeri Vitali perché l’avvicinamento al Pizzo Campanile richiederebbe un’ora in più, oltre alle tre già percorse, mentre il Pizzo Gratella è molto più vicino, chiudendo quasi a sinistra l’enorme e imponente bastione che abbiamo di fronte! Pensavo che gli avvicinamenti in Val Masino in giornata fossero il massimo del masochismo. E pensavo male. Molto male. All’attacco arriviamo dopo quasi tre ore e mezza di camminata e mica a passo lento! La giornata potrebbe già essere valsa la pena così.

Al momento di attaccare la via abbiamo come riferimento uno spigolo e un albero, un centinaio di metri sopra! Ambarabàcicicocò da che parte dello spigolo salirò? Da quella sbagliata! Attacchiamo le placche a sinistra dello spigolo, viso a monte, troveremo due chiodi molto in alto che ci fanno capire che le placche basali erano a destra! Infatti faremo i primi tre tiri senza nessuna protezione e, quasi evidentemente, senza nessun segno di passaggio. Sono facili, tra il IV+ e il V-, però il concetto di “facile” quando hai tutte quelle premesse lì e sei su terreno sconosciuto a te (ed evidentemente anche ai più) è abbastanza aleatorio.

Io alla prima sosta su friend ho i miei momenti di titubanza, la faccio su tre perché three is meglio che one, in quella eterna lotta se lasciare cinquantadue protezioni in sosta e affrontare un tiro che non so cosa prevede con la sola forza del cuore, o parsimoniare sulle protezioni in sosta perché vorrei avere dietro tutta la ferraglia di questo mondo. A fine giornata su circa 13 soste, solo due saranno a spit, ci prenderò quasi gusto! Recupero Anna, la mia socia, perché oggi io e Claudio ci siamo divisi, non sentendosela le altre di andare avanti per terreni ignoti, io mi lego con Anna e proseguirò da prima per tutta la giornata e idem Claudio che andrà davanti indicandomi almeno la via maestra!

La via originale la riprendiamo al quarto tiro, dove finalmente troviamo due spit di sosta: l’aveva rivista e richiodata Savonitto 20 anni fa. Sicuramente da allora di ripetizioni ne ha viste poche e comunque per mantenere certe vie ben attrezzate bisogna andare a fare pulizie di primavera ogni tanto. Il lavoro si vede che era stato fatto bene, per i prossimi due tiri troveremo un paio di spit di numero, sui passi di V+, poca roba, la via ha un sapore del tutto alpinistico. Il problema è che gli spit, anche quelli di sosta, sono totalmente arrugginiti e non hanno una faccia solida, men che meno in caso di caduta, ripeto: l’attrezzatura in via non è mica eterna e questo posto è talmente isolato che capisco che non sia facile mettersi in testa di venire quassù per dare una sistematina.

Poco male, tanto stiamo sulla via per due tiri appena, intenzionalmente o meno, dopo gli spit sono di nuovo un lontano ricordo e rieccoci a fare l’ennesima sosta su spuntone e friend e imboccare quello che palesemente era il diedro sbagliato. Per fortuna Claudio è davanti, quindi fa da testa d’ariete, quando lui e la socia sono in sosta almeno io so già che cosa mi aspetta!

A dire il vero scaleremo pure bene per il resto della via, i gradi rimangono accessibili, cercheremo una strada nell’ignoto rimanendo a intuito il più possibile sul facile, dato che non sappiamo bene in che punto della parete siamo finiti ma ci stiamo divertendo davvero tanto! Dopo circa otto tiri io e Anna in realtà prenderemo un canale un po’ più sfasciumoso di lato mentre Claudio andrà dritto prendendo un altro diedro, comunque tutte le opzioni soprattutto superata la sella a metà parete portano in cima, con percorsi piuttosto facili. In totale ci alziamo di quasi 450 metri da terra, in un contesto davvero isolato che merita non solo un’altra visita, ma, ad avere un buon occhio che ora non ho, merita nuove aperture! La roccia rimane sempre pulita, anche sulle parti facili, figuriamoci quindi come potrebbe essere più sul verticale! In sè la via prosegue comunque per linee logiche, la cima rimane in vista e tiro dopo tiro ci alzeremo per fortuna senza problemi, però che giornata!

Il tutto si conclude col bramito dei cervi in calore e quello dei nostri stomaci svuotati a fine giornata, scenderemo ovviamente quasi col buio ed io non proverò mai più senso di gratitudine più sincero di quello che ho provato verso il contadino che mi ha scaldato della polenta con lo spezzatino al Crotto, al rientro!

Qui una forma di relazione:  http://www.on-ice.it/onice/onice_view_itinerario.php?type=3&id=170

La via dell’Anghileri si ferma in una sella dalla quale si può imboccare anche la normale, mentre continuando si esce in cima appunto, dopo altri 4 tiri circa.

Inserisco un po’ di foto che sono soprattutto di Claudio perché io ho lasciato la macchina a casa e mi sono proprio scordata di farle, motivo in più per tornare!

 

 

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